COSA: Testimonianza sulla resistenza al nazismo
DOVE: Biblioteca civica di Rovereto – Laboratorio Arte Grafica
COME: Entrata libera e gratuita
QUANDO: Mercoledì 31 gennaio ore 18.00
Saskia von Brockdorff racconta la propria storia partendo dalla condanna a morte della madre Erika da parte dei tribunali speciali nazisti nel 1943 perché appartenente al gruppo di resistenza della Rote Kapelle (Orchestra Rossa).
Dopo la fine della guerra, Saskia crescerà nella Germania dell’Est attorniata dal mito della madre, senza riuscire però mai a fare i conti con la propria storia familiare in un contesto di guerra fredda, in cui nelle due Germanie vi era una considerazione completamente diversa del ruolo della Rote Kapelle. Ad Ovest questo gruppo venne considerato per decenni una sorta di “gruppo di traditori”; ad Est, invece, venne strumentalizzato dalla propaganda di Stato in funzione del mito della resistenza comunista. Solo nei primi anni 2000, Saskia è potuta entrare in possesso della lettera a lei indirizzata, scritta dalla madre pochi giorni prima dell’esecuzione: un documento che testimonia il valore personale, civile e etico di questa grande storia di resistenza.
La testimonianza di Saskia von Brockdorff verrà accompagnata e tradotta da Tommaso Speccher
Saskia von Brockdorff è nata nel 1937. Da oltre 20 anni si impegna nella testimonianza e nell’incontro con ragazzi, studenti e persone da tutto il mondo per raccontare questa storia eccezionale che inizia quando la madre Erika (1911-1943), decise di trasferirsi a Berlino, capitale culturale e civile del paese. A cavallo degli anni ’20 e ’30, Erika visse criticamente il triste passaggio alla dittatura nazista, fino a decidere nel 1938 di entrare a fare parte di una rete di antagonisti e resistenti al regime hitleriano, composta da artisti, antifascisti, comunisti e studenti, passata alla storia come “Rote Kapelle”. Nel 1942 Erika venne arrestata, condannata a morte e poi giustiziata per ghigliottina il 13 maggio 1943.
La vita di Saskia, che al momento della condanna a morte della madre aveva 6 anni, venne per sempre segnata da quegli eventi e poi ancora dalla storia più complessa delle Germanie divise. Durante la guerra fredda, infatti, molti condannati a morte del regime nazista vennero strumentalizzati e etichettati come necessariamente comunisti quando, come nel caso specifico di Erika, si trattava magari di semplici cittadini con una visione antifascista e chiaramente lucida rispetto al regime.
Questa mistificazione dell’identità politica della madre permise tuttavia a Saskia di costruirsi una vita nei primi anni della Germania dell’Est, protetta in qualche modo dal mito della madre, ma comunque in un contesto di omertà. Dopo avere lasciato lo stato socialista nel 1972, Saskia si trovò a rivivere altrettanta alienazione nella Germania dell’Ovest, dove i resistenti condannati a morte dal nazismo venivano invece considerati come traditori.
Solamente con la riunificazione Saskia, e molti altri come lei, riuscirono a ricostruire la vera storia dei propri genitori, martiri del nazifascismo. Nel 2003 Saskia ha avuto la possibilità di ritrovare una lettera scrittale dalla madre in punto di morte, documento di inestimabile valore, che viene letto negli incontri pubblici a conclusione di una toccante testimonianza di resistenza civile.
Tommaso Speccher, nato a Rovereto, dopo il dottorato in Filosofia alla Freie Universität di Berlino, ha insegnato in qualità di libero docente presso le università di Verona, Berlino e Friburgo. Attualmente lavora come divulgatore, traduttore e ricercatore presso alcune istituzioni museali berlinesi tra cui il Museo ebraico, la Topografia del terrore e La Casa della conferenza di Wannsee. Tra le sue più recenti pubblicazioni il volume “La Germania sì che ha fatto i conti con il nazismo” (Laterza, 2022)